L’acqua ci affascina, non c’è che dire. Fin da quando siamo piccoli, una pozza, una piscina, un rigagnolo ci attirano e ci incantano. Le città d’acqua hanno una magia che nessun’altra metropoli riesce ad avere. Milano, il lago, il fiume, e tantomeno il mare non li ha aveva. Se li è costruiti, ma, nella più pragmatica tradizione meneghina, persa la loro funzione, li ha abbandonati al loro destino.
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Il primo maggio, a caldo, ma anche non tanto, ho espresso una posizione durissima contro gli incappucciati che hanno fatto scempio di via Carducci.
Una città è il risultato della somma di un continuo di interventi, per la maggior parte “minori” e di piccola entità.
L’architettura di una città, per dirla con Brunelleschi ” è un arte collettiva , non prodotta da pochi intellettuali o specialisti ma dall’attività spontanea e ininterrotta di un intero popolo”.
Un amico, saldamente al comando della macchina renziana, cerca di imbarazzarti ricordandoti gli errori di Civati e una tua presunta vicinanza con lo sconfitto; pochi minuti dopo, un’amica, per cui nutri profonda stima e che spesso difendi oltre il difendibile, senza farti domande o cercare di capire gli avvenimenti,
Il patrimonio edilizio italiano è fatiscente, obsoleto, energivoro. Il consumo di suolo e il dissesto idrogeologico hanno raggiunto livelli ormai invalicabili. Da più parti si chiede di ridurre la nuova edificazione e di indirizzare l’attività edilizia al recupero, ristrutturazione e soprattutto riconversione del patrimonio esistente, con trasformazioni e modifiche delle destinazioni d’uso che siano in grado di soddisfare le mutevoli richieste abitative o funzionali.
Intere palazzine destinate a uffici o comparti industriali dismessi sono abbandonati a loro stessi mentre il fabbisogno abitativo continua a essere ai primi posti nelle criticità delle nostre città. Riconvertili a residenziali sarebbe già una prima e buon soluzione. Ma tutto ciò può essere un buon inizio, ma non basta.
Dobbiamo Recuperare Terreno, farci restituire il maltolto o almeno una parte di tutto lo spazio che ci ha defraudato la speculazione edilizia. Per fare questo non basta ristrutturare l’esistente o richiedere a gran voce “non un mq. in più, non un mc. in più“. È necessario demolire e riscostruire quello che è stato dissennatamente edificato, soprattutto negli ultimi 50 anni, senza nessun rispetto per il territorio e l’ambiente.
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Riporto una lettera di scienziati, non di gruppi politici o economici, presentata pochi giorni fa al…
Leggo l’ultimo Gramellini ( http://www.lastampa.it/2014/08/19/cultura/opinioni/buongiorno/funerali-di-stato-M1JNn0KCgWc8LHSH1JTZiO/pagina.html) e mi chiedo con che faccia si possa essere così fuorvianti e faziosi ( mai aggettivo fu più appropriato).
Due o tre anni fa a una cena tra amici, per sintetizzare una mia opinione mi uscì la battuta ” la sinistra italiana deve imparare ad usare excel invece di utilizzare esclusivamente word”
Passati alcuni mesi uno dei miei amici è diventato un consulente di spicco di Renzi e, qualche tempo dopo, ho sentito riutilizzare quella espressione dal futuro Presidente del Consiglio.
http://www.youtube.com/watch?v=6x5rY7EoygA
“Caro Sindaco
da diversi nostri iscritti stiamo ricevendo richieste di informazioni sul progetto di architettura partecipata Atelier Castello, iniziativa di cui siamo venuti a conoscenza dalla lettura dei giornali e dalla notizia pubblicata sul sito del Comune nella Sua pagina.