Una città è il risultato della somma di un continuo di interventi, per la maggior parte “minori” e di piccola entità.
L’architettura di una città, per dirla con Brunelleschi ” è un arte collettiva , non prodotta da pochi intellettuali o specialisti ma dall’attività spontanea e ininterrotta di un intero popolo”.
Un’attività che non può essere imbrigliata nella presunta creatività del singolo, dell’Archistar di turno, nella presunzione demiurga del progettista.
Ma che, a maggior ragione, non può neanche essere omogeneizzata dalle decisioni di una Commissione del Paesaggio che è a tutti gli effetti un organo di censura della creatività e della liberta di espressione.
Un organismo che è il demiurgo dei demiurghi.
Omegeneizzazione ben più evidente, e pericolosa, se tra i suoi componenti ci sono architetti che lavorano insieme nel medesimo studio o sono anche componenti del medesimo consiglio Consiglio Dell’Ordine.
Un architettura organica al medesimo circolo, ai medesimi amici
Gli stessi che ci invitano a Restare Calmi e a scegliere un Architetto.
Meglio se uno di loro.